Fissione e fusione nucleare
FUSIONE NUCLEARE
Verrà realizzato in Italia un supercomputer da 8 Pflops di ultima generazione per la modellistica computazionale dei plasmi termonucleari e l’analisi strutturale dei materiali avanzati
23.09.2018
Testo dell’articolo
Image credit: Data Analysis & Visualization Group/Lawrence Berkeley National Laboratory
ENEA e CINECA hanno vinto una gara internazionale per realizzare in Italia un supercomputer di ultima generazione per la ricerca europea sulla fusione nucleare, in grado di eseguire 8 milioni di miliardi di operazioni al secondo (8 Pflops) e dotato di processori di ultima generazione. A partire dal 2019 e per cinque anni, i due enti italiani forniranno servizi di calcolo ad alte prestazioni o HPC (High Performance Computing) e storage di dati per EUROfusion, il consorzio europeo per lo sviluppo dell’energia da fusione e gestiranno il supercalcolatore installato presso il centro di calcolo del CINECA per la simulazione numerica della fisica dei plasmi termonucleari e l’analisi strutturale dei materiali avanzati per applicazioni energetiche.
Image credit: CINECA/Flickr
ENEA, referente del progetto e membro di EUROfusion, provvederà alla gestione dei servizi HPC e di supporto applicativo agli utenti del consorzio, mentre CINECA metterà a disposizione il supercalcolatore, una partizione del principale computer di ricerca italiano MARCONI, con una potenza di picco di 16 Pflops. Con una potenza di calcolo quasi raddoppiata rispetto alla precedente versione, il supercomputer offrirà servizi essenziali per la ricerca sulla fusione, oltre che per la modellistica computazionale del plasma e dei materiali, anche per la validazione dei risultati sperimentali di ITER, il grande progetto internazionale che dovrà dimostrare la fattibilità dello sfruttamento dell’energia da fusione, e come base per la progettazione di DEMO, il reattore che dopo il 2050 dovrà immettere energia elettrica da fusione in rete.
Il progetto, finanziato da EUROfusion, sarà di supporto anche a DTT (Divertor Tokamak Test), il polo di eccellenza internazionale per la ricerca sulla fusione nucleare che sorgerà all’interno del Centro ENEA di Frascati per fornire risposte scientifiche, tecniche e tecnologiche cruciali nel settore e ricadute di grande rilievo. Ideato dall’ENEA in collaborazione con Consorzio RFX, CNR, INFN, CREATE e molti tra i più prestigiosi atenei italiani, DTT vedrà coinvolte oltre 1.500 persone.
Testo redatto su fonte ENEA del 20 settembre 2018
Per approfondimenti su MARCONI: www.cineca.it/it/content/marconi
Image credit: U.S. Department of Energy
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FUSIONE NUCLEARE
Progetto ITER: realizzato in Italia il primo prototipo dell’Inner Vertical Target, uno dei componenti del divertore, l’elemento più sollecitato dal flusso termico del plasma
29.06.2018
Testo dell’articolo
Il primo prototipo dell’Inner Vertical Target (IVT), uno dei tre componenti del divertore di ITER, il reattore sperimentale per la ricerca sulla fusione nucleare attualmente in costruzione a Cadarache (Francia), è stato realizzato in Italia da ENEA e Ansaldo Nucleare. Il divertore è situato nella parte inferiore del reattore di fusione, ed è composto da 54 parti removibili in acciaio inossidabile, chiamate Divertor Cassettes, che misurano 0,8 x 2,3 x 3,5 m e pesano approssimativamente 8 t ciascuna. Il divertore è l’elemento più sollecitato dal plasma: sarà in grado di sopportare un flusso termico di 20 MW per m2 e temperature che raggiungono i 2.000° C.
L’IVT servirà come “bersaglio” delle particelle prodotte in eccesso dal plasma per mantenere accesa la reazione di fusione, smaltire il calore e renderlo disponibile per la produzione di energia elettrica.
Pesante 500 kg, l’IVT è costituito da 8 tubi di lega di rame lunghi 1,8 m ricoperti di blocchi di tungsteno, un materiale con alto punto di fusione, ottima conducibilità termica e alta resistenza.
Il processo di costruzione messo a punto dall’ENEA si chiama Hot Radial Pressing (HRP): un tubo in lega di rame viene accostato al blocco in tungsteno, “gonfiato” con una pressione di 60 MPa (600 bar) e contemporaneamente portato a una temperatura di 600 °C. Oltre a consentire una saldatura in grado di sopportare le più estreme condizioni di carico, la tecnologia permette il mantenimento delle caratteristiche meccaniche dei tubi in rame e la perfetta geometria della superficie rivolta al plasma, evitando ulteriori costose e pericolose lavorazioni meccaniche.
Le pressioni e le temperature a cui avviene la giunzione possono sembrare alte, ma sono in realtà le più basse utilizzate in tutti i metodi alternativi proposti per la realizzazione di questo stesso componente. Mediante a un forno hi-tech progettato nei laboratori ENEA e all’esperienza decennale nella ricerca sui controlli non distruttivi, nel laboratorio di Frascati sono stati prodotti, testati e controllati tutti i tubi rivestiti di tungsteno che compongono l’IVT, i cosiddetti Plasma Facing Unit.
Grazie a un contratto con Fusion for Energy (F4E), l’agenzia UE responsabile delle commesse europee per il programma ITER, Ansaldo Nucleare ha lavorato all’industrializzazione del processo brevettato da Enea e ha realizzato il prototipo nelle officine di Ansaldo Energia, a Genova Campi, con il contributo degli esperti dell’ENEA e dell’azienda Walter Tosto per parte delle lavorazioni di supporto.
Nel campo della produzione della componentistica ad alta tecnologia per la fusione, complessivamente l’industria italiana si è aggiudicata contratti del valore di 1 miliardo di euro, circa il 60% del totale delle commesse europee.
Questo risultato rappresenta un grande successo per la ricerca e l’industria italiana e dimostra ancora una volta come il Paese sia competitivo a livello mondiale in un settore fortemente high-tech, con importanti ricadute scientifiche, economiche e occupazionali.
Testo redatto su fonte ENEA del 28 giugno 2018
Per approfondimenti sui progetti sulla fusione: ITER – EUROfusion – Fusion for Energy
Images credit: ITER Organization
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FUSIONE NUCLEARE
Sarà realizzato in Italia il Divertor Tokamak Test (DTT), una infrastruttura strategica nello sviluppo di DEMO, la centrale nucleare dimostrativa a fusione prevista per il 2050
26.12.2017
Testo dell’articolo
Per questi motivi, all’interno della Fusion Road Map europea, è stato avviato un programma specifico finalizzato alla definizione ed al progetto di un tokamak denominato DTT (Divertor Tokamak Test), un’infrastruttura strategica nello sviluppo della fusione nucleare. Questo macchina dovrà effettuare esperimenti in scala in grado di cercare alternative per il divertore in grado di integrarsi con le specifiche condizioni fisiche e le soluzioni tecnologiche previste in DEMO. DTT dovrà consentire di sperimentare diverse configurazioni magnetiche, con componenti basati sull’utilizzo di metalli liquidi ed altre soluzioni idonee per il problema dei carichi termici sul divertore.
Il Divertor Tokamak Test sarà un laboratorio scientifico-tecnologico fra i più grandi d’Europa e sono previsti investimenti pubblici e privati per 500 milioni di euro e l’impiego di oltre 1.500 persone altamente specializzate, direttamente e nell’indotto. Al progetto, che sarà realizzato in Italia a partire dal 2018, contribuirà EUROfusion il consorzio europeo cui è affidata la gestione delle attività di ricerca sulla fusione nucleare che ha appena previsto un finanziamento da 60 milioni di euro.
Nella proposta progettuale i parametri sono scelti in modo da riprodurre le condizioni sulla frontiera di plasma simili a quelle di DEMO in termini di grandezze adimensionali caratterizzanti la fisica sia del SOL (lo Scrape-Off Layer, cioè la parte di plasma che interagisce con la parete) che del divertore, pur mantenendo la piena compatibilità delle caratteristiche del plasma con quelle di DEMO (sempre in termini di grandezze adimensionali). I parametri principali della macchina sono stati scelti in modo da garantire la massima flessibilità, pur nei limiti di un budget e di un programma temporale coerenti con la Road Map europea.
Aspetti tecnici e tecnologici
Alla base del DTT c’è la stessa tecnologia impiegata per ITER, ma con in più la possibilità di eseguire test utilizzando tecniche brevettate dall’ENEA. DTT sarà un cilindro ipertecnologico alto 10 m con raggio di 5 m, all’interno del quale saranno confinati 33 m3 di plasma alla temperatura di 100 milioni °C con una intensità di corrente di 6 milioni di Ampere (pari alla corrente di sei milioni di lampade) e un carico termico sui materiali fino a 50 milioni di watt/m2.
Il plasma “scaldato” lavorerà ad una temperatura di oltre 100 milioni °C, i 26 km di cavi superconduttori, in niobio e stagno e i 16 km di quelli in niobio e titanio, distanti solo poche decine di centimetri, saranno a 269 °C sotto zero. Grazie a materiali superconduttori di ultima generazione realizzati dall’ENEA in collaborazione con l’industria di settore, il plasma all’interno di DTT raggiungerà una densità di energia confrontabile a quella del futuro reattore.
DTT dovrà operare in scenari integrati, con carichi termici rilevanti, divertori flessibili, condizioni di plasma simili a quelle previste per DEMO. Il compromesso tra prestazioni richieste e la necessità di rispettare la scala dei tempi dettata dalla Road Map ha portato alla scelta dei seguenti parametri: raggio maggiore R=2.15 m, rapporto di aspetto A=3.1 (A=R/a, dove “a” è il raggio minore del tokamak), campo magnetico toroidale BT=6 T, corrente di plasma Ip=6 MA, potenza addizionale PTot=45 MW. La macchina potrà provare differenti concetti e topologie di divertore. Saranno testati diversi materiali con flussi termici fino a 20MW/m2. Le attività di ricerca correlate costituiranno una notevole spinta per lo sviluppo di tecnologie innovative in vari settori, con rilevanti ricadute per le industrie europee.
Il ruolo del progetto DTT nella ricerca europea sulla fusione
Una delle principali tappe verso la realizzazione di un reattore nucleare a fusione è costituita dallo sviluppo di una soluzione affidabile al problema dello smaltimento del calore e delle particelle prodotte dalla reazione di fusione.
La soluzione di adottare un divertore convenzionale (che sarà testato in ITER) potrebbe essere non estrapolabile a DEMO. Allo scopo di mitigare questo rischio, occorre sviluppare soluzioni alternative.
Alcune soluzioni alternative, come ad esempio il Cooled liquid Li limiter in FTU, il Super-X divertor in MAST-U, lo Snowflake divertor in TCV, sono in fase di sperimentazione in macchine attualmente operative, ma l’estrapolazione dalle macchine attuali al reattore DEMO è considerata non affidabile.
Il progetto DTT è parte integrante del programma generale europeo di ricerca sulla fusione, unitamente a molte attività di R&S (esperimenti di fisica del plasma, strumenti di modellistica, sviluppi tecnologici di divertori a metalli liquidi, ecc.).
La missione di DTT è di contribuire a colmare il gap oggi esistente fra le attuali macchine sperimentali ed il reattore DEMO. In particolare essa è chiamata a portare le nuove soluzioni ad un sufficiente livello di robustezza ed integrazione fra aspetti fisici e tecnologici di interesse del reattore da fusione.
Gli obiettivi principali del progetto DTT
Con la macchina DTT sarà possibile provare la fattibilità fisica e tecnologica di vari concetti di divertore in condizioni estrapolabili con affidabilità alle condizioni caratteristiche di DEMO. In questo modo sarà possibile integrare le conoscenze su concetti di divertore alternativi sperimentati sulle macchine esistenti con quelle necessarie all’implementazione su DEMO.
I principali obiettivi di DTT possono essere sintetizzati come segue:
– dimostrare che il sistema di rimozione del calore proposto per DEMO è capace di sopportare il forte carico termico che si avrebbe nel caso che frazione di potenza irradiata si rivelasse inferiore al previsto;
– arricchire le conoscenze sperimentali nel campo dello smaltimento del calore e delle particelle con quelle non ottenibili con le macchine esistenti;
– dimostrare che le possibili soluzioni alternative o complementari per il divertore (come ad es. le configurazioni magnetiche avanzate o i metalli liquidi) potranno essere adottate in DEMO.
In particolare sarà possibile valutare se:
– le configurazioni magnetiche alternative di divertore sono accettabili sia in termini di rimozione del calore, sia in termini di prestazioni del nucleo del plasma;
– le configurazioni magnetiche alternative di divertore sono compatibili con i vincoli ingegneristici delle bobine di campo magnetico poloidale;
– i vari possibili concetti di divertore sono compatibili con i vincoli tecnologici di DEMO;
– i divertori basati sull’utilizzo dei metalli liquidi sono compatibili con le caratteristiche della frontiera di un plasma termonucleare;
– i metalli liquidi sono applicabili a DEMO.
Testo redatto su fonte ENEA
Per approfondimenti sul progetto DTT: Divertor Tokamak Test facility / Proposta Progettuale
Per approfondimenti sui progetti sulla fusione: ITER – EUROfusion
Images credit: EUROfusion/ENEA
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FUSIONE NUCLEARE
Grazie al consorzio ICAS coordinato dall’ENEA, l’Italia completa la fornitura di 100 km di cavi superconduttori per ITER e JT-60SA, i progetti internazionali sulla fusione
10.11.2017
Testo dell’articolo
I cavi superconduttori saranno utilizzati per realizzare il magnete, uno dei componenti strategici dell’impianto per la fusione nucleare, chiamato a generare un campo magnetico elevatissimo, che confini il plasma ad altissime temperature, evitando che entri in contatto con le superfici che lo contengono.
Circa 50 km di cavi superconduttori saranno destinati al reattore ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), in costruzione a Cadarache (Francia). Si tratta di uno dei progetti più grandi e complessi del mondo, sia dal punto di vista scientifico che tecnologico, e coinvolge 7 partner: Unione Europea, Cina, Corea del Sud, Giappone, India, Federazione Russa e Stati Uniti. L’obiettivo di ITER sarà quello di dimostrare la fattibilità scientifica e tecnologica di utilizzare fusione nucleare per la produzione di energia elettrica. Gli altri 50 km di cavi superconduttori sono stati realizzati per l’impianto JT-60SA in fase avanzata di realizzazione in Giappone, ideato principalmente per condurre esperimenti di confinamento magnetico del plasma a supporto di ITER.
La ricerca sulla fusione nucleare mira a riprodurre in un reattore, in modo controllato, il plasma come fonte di energia pressoché illimitata, e quindi in grado di soddisfare le esigenze di una popolazione mondiale in crescita, senza emissioni inquinanti e con pochissime scorie. Attualmente il programma più avanzato in questo campo è costituito da ITER e da DEMO, che dal 2050 dovrà dimostrare la fattibilità della produzione di energia da fusione. Si tratta di imprese tecnologiche ed ingegneristiche fra le più grandi e complesse a livello mondiale, fortemente incentrate sulla collaborazione fra ricerca e industria in aree tecnologicamente avanzate.
La ricerca sulla superconduttività, condotta Laboratorio di Superconduttività dell’ENEA, ha significative ricadute, a livello sperimentale, nel settore dell’energia per la produzione di magneti per reattori a fusione e per lo storage. Di rilievo anche le possibili applicazioni per la cura della salute: i magneti superconduttori, infatti, sono utilizzati nella diagnostica per immagini (risonanza magnetica) e, di recente, anche nel trattamento di alcune patologie tumorali.
Nel campo della fusione, l’Italia si prepara ad ospitare la Divertor Tokamak Test Facility (DTT), un laboratorio scientifico-tecnologico fra i più grandi d’Europa che prevede investimenti pubblici e privati per 500 milioni di euro e l’impiego di oltre 1.500 persone altamente specializzate, direttamente e nell’indotto. Un finanziamento da 60 milioni di euro è previsto da EUROfusion (European Consortium for the Development of Fusion Energy), il consorzio europeo cui è affidata la gestione delle attività di ricerca sulla fusione nucleare. Ideata dall’ENEA in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), i Consorzi RFX e CREATE e alcune tra le più prestigiose Università del settore, la DTT nasce quale “anello” di collegamento tra i grandi progetti internazionali di fusione per fornire risposte, scientifiche, tecniche e tecnologiche a problematiche di grande rilievo quali la gestione dei grandi flussi di potenza prodotti dal plasma combustibile e i materiali da usare come “contenitore” a prova di temperature elevatissime.
Testo redatto su fonte ENEA dell’8 novembre 2017
Per approfondimenti: ITER – JT-60SA – EUROfusion – ICAS
Image credit: CRIOTEC Impianti
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FUSIONE NUCLEARE
Wendelstein 7-X, il più grande reattore sperimentale a fusione di tipo stellarator del mondo, ha prodotto il suo primo plasma di H per 1/4 di secondo ad 80 milioni di °C
08.02.2016
Testo dell’articolo
Presso il Max Planck Institute for Plasma Physics (IPP) in Germania, il 3 febbraio il reattore sperimentale Wendelstein 7-X (W7-X), la più grande macchina per la fusione al mondo di tipo stellarator, ha prodotto il suo primo plasma di idrogeno (H). Con un riscaldamento a microonde per un brevissimo impulso di 2 MW di potenza, una piccola quantità di gas di idrogeno è stata trasformata in un plasma di idrogeno, uno stato della materia a bassa densità ed estremamente caldo, che comporta la separazione degli elettroni dai nuclei degli atomi di idrogeno. Per evitare che le particelle cariche, ad una temperatura di 80 milioni di gradi, entrino in contatto con le pareti della camera del reattore, forti campi magnetici generati dalla complessa geometria delle bobine superconduttrici hanno confinato il plasma che ha durato 1/4 di secondo.
Precedentemente, il 10 dicembre 2015, dopo più di un anno di preparazione tecnica e test, l’attività sperimentale era iniziata secondo i programmi, e il W7-X aveva prodotto il primo plasma di elio. Dopo 9 anni di lavori di costruzione, l’assemblaggio di W7-X è stato completato nel mese di aprile 2014. I preparativi per il funzionamento effettivo della macchina sono stati in corso da allora. Ogni sistema tecnico è stato testato singolarmente: il sistema da vuoto, il sistema di raffreddamento, le bobine superconduttrici e il campo magnetico da loro prodotto, il sistema di controllo, il sistema di riscaldamento e i dispositivi di misura. É stato introdotto circa 1 mg di gas elio nella camera da vuoto, è stato acceso il riscaldamento a microonde per un breve impulso di 1,3 MW di potenza e il primo plasma è stato rilevato dalle telecamere installate e dai dispositivi di misurazione. Il primo plasma nella macchina ha avuto una durata di 1/10 di secondo e ha raggiunto una temperatura di circa 1 milione di gradi.
Allo stato attuale, si pensa che solo una macchina tokamak sarà in grado di confinare un plasma per la produzione netta di energia, e questa macchina è il reattore di prova internazionale ITER, attualmente in fase di costruzione a Cadarache (Francia) nel quadro di una collaborazione a livello mondiale. W7-X non servirà a produrre energia: il suo obiettivo sarà quello di indagare l’idoneità di questo tipo di dispositivo per una futura centrale elettrica, permettendo un confronto diretto delle qualità di confinamento del plasma con quelle di un tokamak. In particolare, se sarà raggiunto l’obiettivo di produrre scariche con potenze da 20 MW che permettano al plasma di durare fino a 30 minuti, lo stellarator W7-X potrà dimostrare il suo vantaggio principale rispetto al tokamak, ovvero la capacità di produrre energia in modo continuo.
Testo redatto su fonte Università di Milano del 18 dicembre 2015 e IPP del 3 febbraio 2016
Per approfondimenti su W7-X: www.ipp.mpg.de/16900/w7x
Image credit: Max Planck Institute for Plasma Physics
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FUSIONE NUCLEARE
Realizzato in Italia il primo magnete superconduttore per il Tokamak JT-60SA, il reattore sperimentale a fusione che contribuirà ad ottimizzare la tecnologia di ITER
04.10.2015
Testo dell’articolo
Nello specifico JT-60SA è un reattore sperimentale a fusione a confinamento magnetico in cui il plasma è “confinato” in una camera a vuoto a geometria toroidale grazie ad una opportuna configurazione “assial-simmetrica” (Tokamak) di forti campi magnetici che ne impedisce il contatto con le pareti del contenitore. Con una corrente massima di 5,5 MA, il reattore sarà in grado di confinare il plasma a una temperatura superiori a 100 milioni di °C, funzionando ad impulsi di 100 s ogni ora.
Il confinamento magnetico viene realizzato sovrapponendo un campo magnetico toroidale (generato dal solenoide toroidale) ad uno poloidale (generato da una intensa corrente toroidale che viene fatta passare attraverso il plasma, e che contribuisce anche al riscaldamento del plasma stesso per effetto Joule). In particolare il sistema di confinamento sarà costituito da tre sotto sistemi:
– 18 bobine superconduttori in NbTi a forma di “D” per generare il campo toroidale TF (Toroidal Field) con un’intensità di 2,25 T;
– 4 moduli del solenoide centrale CS (Central Solenoid) in Nb3Sn per indurre la corrente nel plasma;
– 6 magneti toroidalI in NbTi per generare il campo poloidale EF (Equilibrium Field) necessario per stabilizzare il plasma.
Nell’ambito del Programma, l’Italia si è impegnata a contribuire all’attuazione dell’accordo bilaterale affidando all’ENEA (in collaborazione con i partner industriali ASG Superconductors e Walter Tosto) una commessa da 39 milioni di euro per la fornitura:
– di 9 delle 18 bobine superconduttrici, mentre le altre 9 verranno realizzate dal suo omologo francese CEA (Commissariat à l’énergie Atomique et aux énergies alternatives);
– delle casse di contenimento di tutte le 18 bobine, costruite con elementi in acciaio austenitico;
– dei sistemi di alimentazione elettrica dei magneti.
Testo redatto su fonte ENEA del 29 settembre 2015
Per approfondimenti su JT-60SA: www.jt60sa.org
Per approfondimenti sul campo toroidale: Manufacturing Status of JT-60SA Toroidal Field Coils – IEEE Transactions on Applied Superconductivity | 17.10.2013
Image credit: JAEA/Naka Fusion Institute
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FUSIONE NUCLEARE
Progetto ITER: con contratti per oltre 900 milioni di euro, nella ricerca sulla fusione l’Italia è tra i primi paesi al mondo per eccellenza dei risultati e capacità di realizzazione
26.11.2014
Testo dell’articolo
Nella ricerca sulla fusione l’Italia è tra i primi paesi al mondo per eccellenza dei risultati e capacità di realizzazione, con rilevanti benefici in termini di innovazione, sviluppo e di ricadute economiche. Negli ultimi tre anni, le imprese italiane hanno vinto contratti per oltre 900 milioni di euro, quasi il 60% del valore delle commesse europee per la produzione della componentistica ad alta tecnologia relativa al progetto internazionale di ricerca sulla fusione ITER, coordinato per l’Italia da ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) nei laboratori del Centro di Frascati. Sono oltre 500 le industrie italiane che guardano con interesse a questa impresa e che si sono aggiudicate gare per centinaia di milioni di euro per la costruzione della camera da vuoto, il cuore del progetto ITER, e di altri importanti componenti, come le bobine superconduttrici ed i divertori.
L’Italia è parte rilevante di questo programma ed ha conquistato un livello di eccellenza riconosciuto nella comunità scientifica internazionale. Il Centro ENEA di Frascati sin dagli anni ‘50 si è attestato come riferimento di eccellenza mondiale nella ricerca sulla fusione, grazie all’attività scientifica per lo studio dei plasmi a confinamento magnetico condotta sulle macchine Frascati Tokamak (FT) e Frascati Tokamak Upgrade (FTU), oltre all’impianto ABC per lo studio dell’interazione luce laser-plasma, la tecnologia alternativa al confinamento magnetico. Per Federico Testa, Commissario ENEA, “ITER è un progetto strategico per lo sviluppo scientifico, tecnologico e per la competitività del sistema industriale europeo e nazionale; la sua principale caratteristica è di essere fortemente incentrato sulla collaborazione e le sinergie fra ricerca e industria. L’ENEA ha maturato un’eccellenza indiscussa in questo campo e intende rafforzare ulteriormente l’impegno nel trasferimento di tecnologie innovativo alle imprese, consolidando la leadership di quelle già affermate e offrendo opportunità anche alle realtà di dimensioni più piccole”.
Testo redatto su fonte ENEA del 24 novembre 2014
Per approfondimenti: www.iter.org – www.euro-fusion.org
Image credit: EUROfusion
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FUSIONE NUCLEARE
È italiana la tecnologia delle bobine superconduttrici del JT-60SA, il reattore sperimentale a fusione del tipo “Tokamak” che entrerà in funzione in Giappone entro il 2019
26.10.2014
Testo dell’articolo
Dal 2009 è in corso la progettazione e realizzazione della macchina sperimentale Tokamak JT-60SA nell’ambito del programma di ricerca internazionale sulla fusione nucleare tra Europa e Giappone, denominato “Broader Approach”, che vede l’ENEA tra i partner. Il campo magnetico utilizzato nella macchina Tokamak JT-60SA è prodotto da un set di bobine superconduttrici a forma di “D” di notevoli dimensioni, 8.5 metri in altezza e 4.5 metri in larghezza. L’ENEA, con l’ASG Superconductors S.p.A. di Genova, suo partner industriale, ha già realizzato le prime due bobine del sistema magnetico, che sono le prime a livello mondiale di queste dimensioni e di fabbricazione completamente italiana. Questo risultato, frutto della collaborazione tra il settore della ricerca pubblica e l’industria hi-tech nazionale, rappresenta un ulteriore passo in avanti per il completamento del Tokamak JT-60SA, che entrerà in funzione a Naka in Giappone nella seconda metà del 2019.
Testo redatto su fonte ENEA del 24 ottobre 2014
Per approfondimenti: www.jt60sa.org
Image credit: ASG Superconductors S.p.A.
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FUSIONE NUCLEARE
La Commissione Europea lancia EUROfusion, il Consorzio per lo sviluppo dell’energia da fusione che raccoglierà la sfida di progetti complessi come ITER e DEMO
10.10.2014
Testo dell’articolo
La preparazione di questo programma congiunto sulla fusione è partito nel 2012. Tutti i laboratori europei di ricerca hanno elaborato insieme un programma dettagliato per riuscire ad ottenere energia da fusione entro il 2050. Questo programma, noto come “Roadmap to the Realisation of Fusion Electricity” ha rappresentato il più efficiente percorso per raggiungere questo obiettivo. Entro la fine dello stesso anno è stato approvato da tutte le parti coinvolte. La Roadmap ha due obiettivi principali: 1) prepararsi per gli esperimenti ITER, e 2) sviluppare gli elementi fondamentali di DEMO, il dimostratore della prima centrale a fusione.
La ricerca necessaria per il raggiungimento di questi obiettivi sarà svolta da università e centri di ricerca nel contesto di Horizon 2020, l’attuale programma quadro europeo. Più che in passato, il programma coinvolge industrie nel processo di progettazione di componenti e sviluppo di soluzioni tecniche. Attraverso EUROfusion, il programma europeo di ricerca sulla fusione avrà accesso diretto ai vari esperimenti europei, fondamentali per realizzare gli obiettivi della roadmap. Il più grande esperimento di fusione a confinamento magnetico del mondo, il Joint European Torus (JET) con sede a Culham nel Regno Unito, continuerà ad essere utilizzato da EUROfusion fino al 2018. JET, spesso soprannominato “small ITER”, sta già “aprendo la strada” ad ITER, il suo successore, e continuerà ad adeguare gli obiettivi del proprio programma scientifico alle sue necessità.
Testo redatto su fonte EUROfusion del 9 ottobre 2014
Per approfondimenti su EUROfusion: www.euro-fusion.org
Image credit: EUROfusion/JET
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IMPIANTI E REATTORI NUCLEARI
ALFRED, il dimostratore di un reattore nucleare veloce di IV Generazione che non produce scorie a lunga vita, sarà realizzato in Romania da un consorzio a guida italiana
24.07.2014
Testo dell’articolo
In vista della realizzazione di ALFRED, il consorzio FALCON ha individuato nella formazione di nuovi tecnici di sistemi nucleari di nuova generazione una delle proprie priorità di azione: il centro ENEA di Brasimone ha contribuito ad aprire un canale di dialogo tra il consorzio stesso e le principali università italiane e romene, per definire le priorità di formazione e le strategie comuni che consentano di far fronte alle future necessità di personale altamente qualificato. I laboratori ENEA di Brasimone qualificheranno alcuni dei componenti che saranno impiegati per la realizzazione del reattore ALFRED.
Testo redatto su fonte ENEA del 23 luglio 2014
Image credit: Ansaldo Nucleare
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FUSIONE NUCLEARE
Progetto ITER: la partecipazione delle imprese italiane conferma lo straordinario livello di competitività del nostro sistema in un campo ad altissima tecnologia
27.06.2014
Testo dell’articolo
Alla presenza di oltre 150 imprese, ENEA, Confindustria Lombardia e il Lombardy Energy Cleantech Cluster hanno illustrato gli ottimi risultati fin’ora ottenuti dalla partecipazione delle imprese italiane: una conferma dello straordinario livello di competitività del nostro sistema, che ha saputo superare la forte concorrenza delle industrie europee in un campo ad alta tecnologia altamente qualificante. Durante l’incontro sono state evidenziate le opportunità imprenditoriali che potranno essere colte nei prossimi anni: al momento, infatti, sono stati investiti poco più della metà dei fondi a disposizione per le imprese europee e si prevedono nuovi appalti per oltre 2,3 miliardi di euro.
I bandi per la realizzazione del reattore sperimentale a fusione ancora da assegnare riguarderanno componenti ad alta tecnologia – garantendo quindi una concreta opportunità anche per le piccole e medie imprese italiane operanti nell’hi-tech – ma riguarderanno anche tutte quelle imprese operanti in settori più tradizionali che vogliano affrontare nuove sfide.
All’incontro, tenutosi presso la sede di Assolombarda a Milano, hanno partecipato in qualità di relatori: Alberto Ribolla, nel suo doppio ruolo di Presidente di Confindustria Lombardia e di Lombardy Energy Cleantech Cluster; Rosario Bifulco, Consigliere incaricato per la competitività territoriale, Ambiente ed Energia di Assolombarda; Giovanni Lelli, Commissario ENEA; Francesco Tufarelli, Consigliere Presidenza del Consiglio delegato al semestre italiano di Presidenza UE; Aldo Pizzuto, Direttore Unità tecnica Fusione ENEA; Leonardo Biagioni, Direttore Dipartimento “Contract and Procurement” di Fusion for Energy e Sergio Orlandi, Direttore di ITER’s Central Engineering and Plant.
“Il Progetto ITER rappresenta una straordinaria opportunità per le imprese italiane e lombarde – ha dichiarato Alberto Ribolla – I successi registrati fino ad oggi sono il risultato di un grande lavoro svolto in collaborazione tra aziende, centri di ricerca, università e istituzioni: il modello vincente dell’ecosistema-cluster che stiamo cercando il più possibile di promuovere. Solo attraverso il lavoro di squadra le imprese, in particolare quelle del settore dell’impiantistica e legate all’energia, possono concorrere in modo efficace sui mercati interni ed esteri”. “La collaborazione tra soggetti diversi – ha proseguito Ribolla – è utile anche e soprattutto per agevolare la conoscenza di strategiche quanto talvolta poco conosciute occasioni di business: l’incontro di oggi è servito a far conoscere le opportunità offerte da ITER, un Progetto altamente tecnologico dal forte respiro internazionale ma a pochi passi da casa. La forza del sistema imprenditoriale italiano si gioca infatti sulla specializzazione dei prodotti e non nella standardizzazione dei grandi numeri, ed è in questa arena che possiamo competere e vincere”.
“L’ENEA – ha dichiarato Giovanni Lelli – conscia dell’importanza per un Paese come il nostro di trovare nella competitività dei suoi prodotti high-tech la chiave di volta per affrontare e vincere le grandi sfide di una economia sempre più globalizzata, da decenni è impegnata ad attivare le indispensabili sinergie con il settore dell’industria e quello della formazione. Lo straordinario successo ottenuto dall’Italia nella partecipazione al progetto ITER, uno dei più complessi ed ambiziosi mai affrontati dal genere umano, dimostra inequivocabilmente come la strada tracciata da ENEA nella direzione di accrescere la competitività del Paese è quella giusta, il che significa aprire nuovi orizzonti ai nostri giovani migliori e al contempo non solo consolidare la leadership di quella parte della nostra industria già affermata, ma dare opportunità di crescita a quelle piccole e medie imprese che hanno bisogno di accrescere il loro livello competitivo. Auspico – ha aggiunto Lelli – che questo esempio diventi un modello a cui i decisori istituzionali facciano riferimento nel definire quelle strategie che devono rilanciare il nostro Paese verso una crescita solida e duratura”.
Testo redatto su fonte ENEA del 26 giugno 2014
Per approfondimenti sul ITER: www.iter.org
Image credit: ITER Organization
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IMPIANTI E REATTORI NUCLEARI
PELGRIMM: progetto finalizzato a sviluppare combustibili nucleari contenenti attinidi minori per reattori a neutroni veloci di IV Generazione refrigerati a sodio
30.03.2014
Testo dell’articolo
I reattori di IV Generazione sono concepiti per un utilizzo ottimale delle risorse di uranio, per la minimizzazione della radiotossicità a lungo termine mediante trasmutazione degli attinidi minori, per la resistenza alla proliferazione, per l’alta protezione fisica, per il miglioramento della sicurezza e dell’affidabilità e per la competitività economica. Ai reattori di IV Generazione viene dedicato un notevole impegno internazionale di ricerca teorica, sperimentale e industriale, in particolare nei campi del combustibile e dei materiali strutturali. L’ENEA contribuisce per l’Italia al conseguimento di questi obiettivi.
PELGRIMM è coordinato da CEA (French Alternative Energies and Atomic Energy Commission), con la partecipazione di dodici organizzazioni europee chiave per questo tipo di ricerche: laboratori nazionali (CEA, ENEA, KIT, NRG, PSI, SCK-CEN), laboratori internazionali (JRC-ITU, JRC-IE), Università (KTH), industrie nucleari (AREVA, EDF), una organizzazione internazionale per la formazione e l’addestramento (ENEN), una società di consulenza in management innovativo (LGI Consulting).
Le attività ENEA riguardano: la modellazione e la simulazione del comportamento del combustibile sottoposto a irraggiamento; le attività di valutazione preliminare di sicurezza per gli aspetti neutronici e termo-idraulici. Incorporare attinidi minori nel combustibile a ossido di uranio o ad ossidi misti di uranio e plutonio per i futuri reattori significa ricavarne energia ed ottenere prodotti che decadono in tempi molto più brevi, quindi ridurre le quantità di rifiuti radioattivi di alto livello. Inoltre, i processi di produzione del combustibile in forma granulare comportano la gestione di rischi inferiori rispetto alla produzione di pellet tradizionali.
Testo redatto su fonte ENEA del 27 marzo 2014
Per approfondimenti: www.pelgrimm.eu
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FUSIONE NUCLEARE
Presso il Lawrence Livermore National Laboratory (USA), per la prima volta si è prodotta una quantità di energia superiore a quella necessaria ad innescare la reazione
14.02.2014
Testo dell’articolo
Da sottolineare, però, che questi risultati, ancorché importanti per lo sviluppo della fusione inerziale, sono inferiori a quelli già ottenuti con la fusione a confinamento magnetico. In particolare, se si considera tutta l’energia in gioco il rapporto tra quanto ottenuto e quanto speso, nell’esperimento di fusione inerziale è dell’ordine del 1%. Per confronto, con il confinamento magnetico, nell’esperimento JET si è ottenuto un rapporto significativamente più elevato. La strada del confinamento magnetico resta per l’Italia e l’Europa la strada maestra per ottenere l’energia da fusione, un settore dove l’Italia grazie al coordinamento ENEA è leader riconosciuta sia a livello scientifico e tecnologico che a livello industriale come dimostrano le commesse acquisite per la costruzione di ITER che ammontano al 53% del valore assegnato finora.
Presso il Centro Ricerche di Frascati dell’ENEA è in funzione un impianto sperimentale denominato ABC che, grazie a due laser, ognuno da 100 J, concentrati su un bersaglio, permette di effettuare studi sulla focalizzazione dei fasci e sullo sviluppo di modelli teorici per il confinamento inerziale. Inoltre l’ENEA partecipa al progetto europeo HiPER che si propone di realizzare un esperimento che produca molta più energia di quella prodotta nell’esperimento americano usando laser più piccoli e a costi molto inferiori. Anche se il traguardo per ottenere l’energia da fusione non può dirsi ancora vicino, questo risultato sperimentale dimostra come le ricerche in questo campo progrediscano costantemente nel tempo.
Testo redatto su fonte ENEA del 13 febbraio 2014
Image credit: Eduard Dewald/LLNL
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FUSIONE NUCLEARE
Progetto PRIMA: al CNR di Padova avvio dell’attività per la realizzazione degli impianti finalizzati allo sviluppo del cuore del reattore sperimentale a fusione ITER
24.01.2014
Testo dell’articolo
Nel laboratorio PRIMA, i ricercatori padovani affiancati dai colleghi provenienti da Europa, Giappone e India, affronteranno una sfida tecnologica e scientifica: produrre un fascio di neutri accelerati a 1 MeV (un milione di elettronvolt) con una potenza di 16 MW, in grado di rimanere attivo per un’ora ad ogni accensione. La potenza di questo fascio di particelle sarà l’elemento fondamentale per riscaldare il plasma di ITER, dando il via al processo di fusione nel reattore. Il CNR, attraverso il Consorzio RFX, si occupa inoltre dello sviluppo di un sistema di protezione dei magneti superconduttori e di un sistema di alimentazione per il controllo veloce della configurazione magnetica.
“Il CNR è da sempre impegnato in questo settore di ricerca, in particolare con l’Istituto Gas Ionizzati (IGI-CNR), che rappresenta una realtà scientifica di assoluto rilievo”, afferma Luigi Nicolais, presidente del CNR, che inaugurerà il convegno. “Le conoscenze acquisite in questo settore aprono la strada alla realizzazione di future centrali senza emissioni, affidabili e pulite, e allo stesso tempo sostengono l’innovazione industriale e lo sviluppo di tecnologie cruciali per rilanciare la competitività del Paese. In questo intento, il Consorzio RFX e il CNR svolgeranno un ruolo scientifico e tecnologico di primo piano”. L’investimento italiano per il progetto PRIMA è per ora di 20 milioni di euro, a fronte di investimenti per un valore di 200 milioni di euro in attrezzature scientifiche, a carico del progetto ITER.
“Questo progetto rappresenta una sfida molto importante per il nostro laboratorio che si trova oggi a giocare un ruolo di primo piano nello sviluppo dei componenti più complessi di ITER” conclude Vanni Toigo, project manager di PRIMA. All’avvio delle attività di istallazione partecipano tra gli altri il presidente dell’INFN, Fernando Ferroni, il presidente di RFX, Francesco Gnesotto, il project manager di PRIMA, Vanni Toigo. Al termine della sessione mattutina si terrà una visita ai siti delle installazioni.
Testo redatto su fonte CNR del 23 gennaio 2014
Per approfondimenti sul Progetto PRIMA: www.ingegneriadellenergia.net/documenti/CNR_SchedaNBTF_MIUR_EN.pdf
Image credit: CNR RFX
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FUSIONE NUCLEARE
Il project leader di JT-60SA in visita agli stabilimenti ASG di Genova per verificare i progressi nella costruzione dei magneti TF a responsabilità ENEA
08.01.2014
Testo dell’articolo
Per ottemperare ai suoi impegni l’ENEA ha coinvolto ASG Superconductors S.p.A. di Genova come partner industriale. ASG ha una decennale esperienza industriale nella realizzazione di magneti superconduttori e di macchine a fusione maturata in progetti internazionali come FTU, ITER, LHC. Il contratto tra ENEA e ASG, della durata di 5 anni, è stato siglato a settembre 2011 e a ottobre 2013 le attività di produzione sono state ufficialmente avviate a seguito del completamento del “Production Readiness Review” in presenza di esperti di ENEA e di F4E, ente che coordina a livello europeo le attività delle diverse agenzie nazionali coinvolte. Nei due anni trascorsi sono state completate le attività di progettazione esecutiva delle bobine e delle relative attrezzature. Tutti i processi speciali sono stati validati attraverso mock-up anche a piena scala e le attrezzature per la realizzazione degli avvolgimenti, dell’impregnazione e inserimento della bobina nella cassa di contenimento sono stati approvvigionati.
In questo contesto, il Dr. Sinichi Ishida, Project Leader di JT-60SA, è stato accompagnato dai rappresentanti dell’ENEA a visitare lo stabilimento ASG a Genova il 19 dicembre 2013 per verificare personalmente i progressi nelle operazioni di manifattura delle bobine. Nella sua visita il Dr. Ishida ha potuto osservare i primi quattro dei sei totali doppi pancake del primo modulo magnetico già avvolti e impilati sul banco di impilaggio in attesa dell’applicazione dell’isolamento contromassa e corredati dei rispettivi giunti elettrici. I rimanenti due doppi pancake della prima bobina erano in attesa di essere impilati a seguito dell’applicazione dell’isolamento e della formatura delle uscite elettriche.
Nel corso della visita ASG ha mostrato tutte le attrezzature già installate tra cui il sistema di ribaltamento che consentirà l’inserimento con precisione millimetrica della bobina impregnata nella cassa di contenimento in acciaio austenitico. Le attività di manifattura proseguiranno con l’impregnazione del primo modulo, prevista per febbraio 2014, e il successivo inserimento nella cassa per marzo 2014. Se queste previsioni verranno rispettate, ENEA e ASG ritengono di poter fornire la prima bobina completa entro l’estate del 2014 in linea con le previsioni originali.
Testo redatto su fonte ENEA dell’8 gennaio 2014
Per approfondimenti su JT-60SA: www.jt60sa.org
Image credit: ENEA
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IMPIANTI E REATTORI NUCLEARI
Ansaldo Nucleare ed ENEA realizzeranno in Romania ALFRED, l’impianto nucleare dimostrativo di un reattore di IV Generazione raffreddato a piombo liquido
21.12.2013
Testo dell’articolo
A margine della cerimonia di firma l’Ing. Lelli ha dichiarato che la costituzione del Consorzio per la realizzazione in Romania del reattore ALFRED è un successo della collaborazione fra ricerca pubblica e industria, fra ENEA e Ansaldo Nucleare. L’industria italiana ha così accesso ai finanziamenti romeni e della UE per la fornitura di componenti ad alta tecnologia. I laboratori dell’ENEA del Centro Ricerche del Brasimone qualificheranno alcuni di questi componenti. Le capacità di progettazione e infrastrutturali italiane in un settore ad alta tecnologia hanno così il modo di contribuire allo sviluppo tecnologico europeo e del nostro paese.
ALFRED (Advanced Lead Fast Reactor European Demonstrator) è il nome di questo impianto dimostrativo, che costituisce la soluzione emersa dalle attività di ricerca Europee, e in particolare italiane, sviluppate per far fronte alle problematiche di sicurezza degli impianti nucleari in caso di eventi estremi e contribuire così allo sviluppo di un sistema energetico a basse emissioni di carbonio. È il frutto dell’impegno congiunto di industrie, università e laboratori di ricerca italiani, che a partire dagli anni ‘90 hanno perseguito l’obiettivo di dar vita ad una nuova filiera di reattori a fissione ad elevato grado di sicurezza, grazie all’impiego di meccanismi di prevenzione e di protezione passivi. I reattori di quarta generazione si prefiggono inoltre di sfruttare efficientemente il contenuto energetico del materiale fissile e di riciclare le scorie all’interno del reattore stesso, riducendo così drasticamente la quantità di rifiuti radioattivi a lunga vita.
La progettazione del dimostratore ALFRED è stata sviluppata fino ad ora nell’ambito del 7° Programma Quadro di ricerca EURATOM e ha visto Ansaldo Nucleare impegnata in qualità di leader nelle attività di integrazione di sistema ed ENEA nello sviluppo tecnologico, mentre l’Università Italiana ha curato la formazione specifica degli studenti che hanno avuto la possibilità di formarsi partecipando attivamente al progetto. L’Istituto di Ricerca Nucleare Romeno ICN ha partecipato alle attività di progettazione di ALFRED a partire dalle sue prime fasi contribuendo alla progettazione del nocciolo del reattore e promuovendo le attività preliminari all’iter necessario per la sua approvazione in Romania.
Il Consorzio, che dopo l’atto costitutivo tra i primi tre firmatari verrà allargato alla partecipazione di numerose organizzazioni Europee che già hanno espresso il loro interesse, si prefigge di reperire, tramite meccanismi in kind, le risorse necessarie alla realizzazione di una prima fase di sviluppo tecnologico e progettuale. Per la successiva fase di costruzione del reattore si intende fare ricorso ai finanziamenti della European Investment Bank ed ai fondi infrastrutturali (Cohesion Funds), a cui in particolare la Romania può accedere nella sua qualità di nuovo membro della Comunità Europea.
La collaborazione tra Italia e Romania nel settore nucleare ha una storia più che trentennale: Ansaldo Nucleare ha avuto un ruolo fondamentale nella realizzazione delle prime due unità di tipo CANDU (reattori ad acqua pesante) della centrale di Cernavoda, collaborando con i detentori canadesi della tecnologia e con numerose industrie romene: oggi l’impianto di Cernavoda produce il 20% del fabbisogno elettrico del Paese e ne è previsto un raddoppio, per il quale ancora una volta Ansaldo Nucleare si è candidata.
Testo redatto su fonte ENEA del 19 dicembre 2013
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FUSIONE NUCLEARE
Il reattore ITER: un progetto di cooperazione internazionale senza precedenti che offre importanti opportunità di crescita e sviluppo tecnologico per l’industria italiana
03.10.2013
Testo dell’articolo
Nel quadro europeo, l’industria italiana sta cogliendo in pieno questa opportunità: a fronte di circa un miliardo di euro speso sin qui da Fusion For Energy (F4E), l’Agenzia europea per ITER, l’Italia si è aggiudicata oltre 25 contratti industriali per oltre 500 milioni di euro, un successo ottenuto in competizione con le maggiori industrie europee che ha suscitato, talvolta e in maniera ingiustificata, il disappunto di altri paesi dell’Unione che al momento registrano ritorni economici al di sotto delle loro aspettative.
Tra questi contratti vi sono quelli per la fornitura dei componenti più critici e a maggiore contenuto tecnologico che costituiscono il cuore del reattore (camera da vuoto e magneti superconduttori). Le industrie italiane parteciperanno con buone possibilità anche alle gare future per la fornitura di molti altri sistemi (manutenzione remota, divertore, sistemi diagnostici e di riscaldamento del plasma, sistemi di controllo ecc.) per i quali presentano un elevato livello di qualificazione.
Il successo italiano è ottenuto anche grazie al coinvolgimento, durante tutta la fase di progettazione di ITER, dell’industria nel programma di ricerca sulla fusione, in particolare attraverso la stretta collaborazione con i laboratori dell’Associazione ENEA-Euratom sulla Fusione per lo sviluppo di tecnologie che richiedevano soluzioni maggiormente innovative. L’Italia, con il suo programma di ricerca scientifico e tecnologico e le correlate attività industriali, è oggi all’avanguardia nello sviluppo della fusione. La realizzazione del nuovo esperimento in Italia, il tokamak FAST proposto dall’Associazione ENEA-Euratom come satellite europeo di ITER, sarà determinante per il mantenimento delle competenze nazionali in un settore che offre importanti ritorni al nostro sistema in termini di competitività e che sarà strategico per le scelte energetiche future.
Testo redatto su fonte: “La costruzione del reattore sperimentale a fusione ITER: un’impresa internazionale senza precedenti che offre opportunità per il sistema Italia” di Paola Batistoni (ENEA, Unità Tecnica Fusione, Diffusione Tecnologie) – www.enea.it
Image credit: ITER Organization
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FUSIONE NUCLEARE
Il reattore sperimentale ITER dovrà dimostrare la fattibilità tecnologica di produrre, sfruttando il processo di fusione nucleare, energia sicura, pulita e illimitata
08.09.2013
Testo dell’articolo
ITER basa il suo funzionamento sul principio della fusione nucleare, analogamente a quanto avviene all’interno delle stelle. I problemi tecnologici da superare sono tuttavia assai complessi, perché il plasma dal quale ricavare l’energia è a una temperatura troppo elevata (150 milioni di gradi) per poter essere custodito a contatto da un qualsiasi materiale solido: è necessario dunque contenerlo entro un campo magnetico, che da solo assorbirà dal 5% al 10% dell’energia prodotta a ciclo continuo dal reattore.
Il programma, che prevede la costruzione del reattore nei primi dieci anni e il suo sfruttamento scientifico nei successivi 20, è finalizzato a dimostrare la possibilità di utilizzare la fusione come fonte di energia di larga scala, rispettosa dell’ambiente, praticamente inesauribile e sicura.
Il reattore sperimentale ha quindi l’obbiettivo primario di provare che la fusione è tecnicamente possibile con componenti e tecnologie già disponibili sul mercato: si stima che ITER possa produrre 500 MW di potenza di fusione, con un guadagno di potenza di un fattore 10 per decine di minuti, e di un fattore 5 per tempi più lunghi, integrando e testando le tecnologie essenziali per il reattore, non verrà collegato alla rete elettrica francese, rimanendo sperimentale.
Testo redatto su fonte ITER.ORG
Per approfondimenti: www.iter.org
Image credit: ITER Organization
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